La scuola nel post Covid: occasione per promuovere il benessere e la salute degli studenti

La chiusura dovuta all’epidemia di Covid-19 aiuta a capire che il dovere primario della scuola è prendersi cura della crescita globale di ogni alunno.

Una questione trascurata, tra i vari argomenti relativi alla pandemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni adottate da molti Stati, riguarda la chiusura delle scuole e l’impatto psicologico sulla salute dei bambini e degli adolescenti conseguenti al confinamento nelle proprie case per diverse settimane, peraltro con prospettive incerte per il prossimo futuro. Le peggiori conseguenze di questo arresto temporaneo sono patite dai bambini già maggiormente vulnerabili a causa di disabilità, bisogni educativi speciali (BES), nutrizionali e di salute, ovvero economicamente svantaggiati. Oltre alla possibile mancanza di un adeguato supporto da parte dei genitori a casa, le principali difficoltà sorgono per gli alunni poveri ed emarginati anche nell’accesso alle risorse di apprendimento digitale.

L’emergenza Covid-19 rivela che la scuola non realizza solo una missione educativa finalizzata all’acquisizione di conoscenze, ma soddisfa anche le esigenze di socializzazione dei giovani. Con gli studenti a casa, viene a mancare quella che è la comunità scolastica, nonostante le interazioni virtuali e le opportunità di apprendimento fornite da Internet e dai social network; la quarantena crea una barriera spaziale nella “relazione educativa” tra alunni e insegnanti. Inoltre, ai bambini manca uno spazio fisico in cui condividere interessi, pensieri, speranze ed emozioni. Tuttavia, la chiusura temporanea della scuola potrebbe trasformarsi in un’opportunità inaspettata. È importante capire come gli studenti vivono questo momento di isolamento, poiché ci consente di apprezzare meglio la funzione sociale della scuola, che negli ultimi anni ha subito una crescente sottovalutazione del proprio ruolo. Da un lato, fare didattica a distanze su piattaforme Web ci dimostra che gli obiettivi di apprendimento possono anche essere raggiunti da remoto (e opportunamente valutati), ma d’altro canto ora possiamo comprendere più chiaramente che – al di là degli obiettivi di apprendimento – la principale “mission” della scuola è quella di accrescere in ogni studente  talenti e attitudini insieme alle complesse capacità richieste dal vivere sociale (le cosiddette life skills).

La scuola come palestra delle competenze sociali

La chiusura dovuta all’epidemia di Covid-19 ci aiuta a renderci pienamente conto che il dovere primario di qualsiasi sistema educativo è di “prendersi cura” della crescita globale di ogni alunno. La scuola fornisce un ambiente strutturato in cui i bambini imparano, ma è anche la palestra in cui dovrebbero essere praticate le competenze sociali: fiducia in se stessi, amicizia, empatia, partecipazione, rispetto, gratitudine, compassione, responsabilità. In effetti, l’apprendimento sociale ed emotivo (il cosiddetto Socio Emotional Learning, SEL) è ciò che può davvero rendere le giovani generazioni membri consapevoli di una comunità solidale. Spetta ora a noi cogliere l’opportunità di ripensare il tipo di scuola che vogliamo di qui in avanti.

Quel che emerge è che la qualità delle interazioni tra insegnanti e studenti, così come quella degli approcci educativi, sono fattori cruciali per un “apprendimento significativo e trasformativo”, in grado di ampliare gli orizzonti dei giovani e generare menti aperte e responsabili. Pertanto, potrebbe essere necessario ripensare i percorsi formativi degli insegnanti alla luce della promozione della dimensione del benessere degli studenti, che ha dimostrato di essere strettamente correlata al rendimento scolastico. In questa prospettiva, gli insegnanti non dovrebbero solo fungere da guide ben riconosciute sul piano cognitivo, ma diventare veri e propri emotional trainers e “promotori di salute” (health promoters) dei loro studenti, stimolando in modo proattivo l’acquisizione e il mantenimento di stili di vita sani (attività fisica, igiene personale, corretta alimentazione) tra le giovani generazioni, rendendole consapevoli delle conseguenze dei comportamenti a rischio sia sul singolo che sulla salute collettiva e planetaria.

Apprendimento partecipativo

Nell’ottica di un’istruzione più inclusiva e incentrata sugli studenti, questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti adottando approcci di apprendimento partecipativo e cooperativo nella pratica scolastica quotidiana, in grado di creare un ambiente amichevole e gioioso, inserendo una serie di attività nel quotidiano vissuto della classe: discussioni, dibattiti , lavoro in piccoli gruppi, storytelling, giochi di ruolo, giochi educativi e simulazioni, laboratori audiovisivi (ad es. arte, musica, teatro, danza, ecc.). Metodologie altamente motivanti dovrebbero essere utilizzate anche per trasmettere contenuti di salute agli studenti, promuovendo il loro “pensiero critico” (critical thinking) per coinvolgerli nell’adottare stili di vita sani. L’educazione alla salute dovrebbe essere integrata nei curricola scolastici all’interno di materie scientifiche o affrontata separatamente come materia extracurricolare. Professionisti medici, come così come pedagogisti e psicologi, da rendere sempre disponibili per una o più scuole, potrebbero aiutare gli insegnanti a influenzare positivamente le dimensioni fisiche, psicologiche e sociali della salute dei più giovani. Inoltre, gli interventi educativi volti a promuovere il benessere dei giovanissimi a scuola rappresentano anche la strategia anti-bullismo più efficace e – allo stesso tempo – dovrebbero riuscire a facilitare il percorso scolastico dei bambini appartenenti ai gruppi più svantaggiati da un punto di vista sociale ed economico.

Cultura è salute, come dimostrano i minori tassi di mortalità per tante patologie cronico-degenerative, incluse quelle oncologiche, a parità di condizioni legate ai fattori di rischio, nei Paesi europei con maggiori percentuali di diplomati e laureati. Pertanto, la promozione del benessere in ambito scolastico può rappresentare la leva cruciale per una vera cultura della salute basata sulla conoscenza, in grado di influire non solo sui comportamenti degli studenti, ma anche sulle loro famiglie e comunità, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

 

Prisco Piscitelli – Cattedra UNESCO in Educazione alla Salute e allo Sviluppo sostenibile 

Medico epidemiologo e vicepresidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), Ricercatore ISBEM (Bruxelles) e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva (ASL Lecce).