Italia in Stato confusionale: serve una strategia basata sui benchmark

In attesa dei vaccini da subito tamponi a tappeto e ripresa del Tracciamento

L’anomalia italiana è stata evidenziata anche in un recente report del Financial Times: nei 100 giorni che vanno da Gennaio a metà Aprile 2021 abbiamo registrato fino a 45.000 morti di COVID considerando una media di 450 decessi giornalieri. Una cifra incredibile se si pensa che da Marzo a Dicembre 2020, i morti per COVID dichiarati dall’Istituto Superiore di Sanità dopo la prima e seconda ondata erano in totale circa 75.000.

La spiegazione per quanto accaduto è probabilmente nell’aver abbandonato le misure di contenimento e puntato tutta la nostra attenzione su di una campagna vaccinale che in realtà non poteva realizzarsi nei tempi rapidi sperimentati da altri Paesi per un’imprevista carenza di vaccini: le decine e decine di milioni di dosi necessarie a immunizzare nell’arco di un trimestre più della metà degli italiani non sono arrivate. E intanto il nostro Paese aveva imboccato una strada sbagliata cominciando a immunizzare ampie fasce di sanitari e categorie professionali distribuendo oltre la metà delle poche dosi disponibili a persone sotto i 50 anni, per giunta puntando sulla strategia della doppia dose e quindi dimezzando le già sparute scorte vaccinali. Solo di recente è stata focalizzata la necessaria priorità da riconoscere agli over 60, che rappresentano le fasce a più elevata mortalità da COVID.

In sostanza, mentre si sventolava la bandiera dei vaccini che non c’erano (e continuano a non essere sufficienti per una vaccinazione di massa), non si è fatto nient’altro a parte la fisarmonica dei colori delle Regioni, a cui corrispondeva come unico effetto un’incontrollata circolazione virale nella popolazione generale ad ogni allentamento delle restrizioni. Nel frattempo, si susseguivano i colpi di scena sugli effetti collaterali dei vaccini e la girandola degli opinionisti più o meno titolati in Tv, che occupavano il vuoto lasciato dall’assenza totale di una solida campagna di comunicazione pubblica e scientifica ufficiale (quanto mai necessaria).

Cosa fare, allora per non aumentare i danni e la confusione? Bisogna seguire un approccio scientifico valido in tutte le discipline: il metodo del “benchmark” ovvero sia dell’individuazione e applicazione di quelli che si sono dimostrati nel concreto i migliori standard per risolvere il problema. In altre parole: come hanno fatto a uscire dall’emergenza pandemica i Paesi che ce l’hanno fatta?  I metodi utilizzati con successo per abbattere la mortalità da COVID sono fondamentalmente due: quello dei cordoni sanitari rigorosi applicato da Cina, Australia e Nuova Zelanda e quello della rapida copertura vaccinale di almeno la metà della popolazione andato a segno in Israele, Gran Bretagna e USA. Va da sé che l’Italia, non potendo contare sui vaccini necessari, deve assolutamente riprendere la via del “testing” e “tracing”, sottoponendo a tampone due volte a settimana tutti i lavoratori delle attività che restano aperte a seconda della colorazione regionale. Altrimenti si continuerà ad inseguire il virus senza riuscire a stanarlo nei portatori asintomatici dove si annida e da dove riparte come un fuoco che cova sotto la cenere ad ogni passaggio da zona Rossa a Gialla: emblematico è il caso della Sardegna dove l’attuale zona rossa è il frutto della precedente zona Bianca.

Purtroppo la complicazione consiste nel fatto che i già esangui servizi di prevenzione territoriali (SISP) stanno concentrando tutte le loro attenzioni per la partenza della campagna vaccinale, ma questo “gap” potrebbe essere immediatamente colmato coinvolgendo i medici del lavoro, visto che i cosiddetti “medici competenti” sono figure obbligatorie in tutte le aziende con più di 7 dipendenti, mentre nei piccoli esercizi potrebbero scendere in campo i servizi SPESAL di Prevenzione Ambienti di Lavoro delle ASL (peraltro un accordo in tal senso è stato già firmato dalla Conferenza Stato-Regioni). Per l’attività di tracciamento, invece, tutte le ASL dovrebbero recuperare ogni risorsa umana disponibile e ve ne sono tantissime nelle più disparate articolazioni territoriali, in modo da isolare e seguire prontamente i contatti dei positivi. Non si può combattere una guerra totale come questa senza mobilitare tutti i “soldati” disponibili nelle “caserme”. Come cittadino, come medico ed epidemiologo mi appello al Ministro della Salute On.le Roberto Speranza e al Generale Figliuolo per una discesa in campo delle “colonne” necessarie a ripristinare una capillare attività di tamponi e tracciamento in attesa della vaccinazione di massa, che siamo certi arriverà trovandoci pronti.

L’autore

 Prisco Piscitelli

Medico epidemiologo e vicepresidente Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA)