Covid: arriva in Italia il vaccino russo Sputnik V

Sarà prodotto in Brianza

Il vaccino russo Sputnik V verrà prodotto in Italia. Lo fa sapere la Camera di Commercio Italo-Russa che in un comunicato annuncia: “Firmato il primo accordo in Europa tra il fondo governativo russo Russian Direct Investment Fund e la società Adienne Pharma&Biotech per la produzione in Italia del vaccino Sputnik V”. La partnership permetterà di avviare la produzione già a partire dal mese di luglio 2021 nello stabilimento brianzolo dell’azienda fondata e presieduta da Antonio Francesco Di Naro.
Il processo produttivo, spiegano dalla Camera di Commercio, “aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato”. Una informazione fondamentale, soprattutto dopo l’annuncio di oggi del taglio di 55 milioni delle forniture europee del vaccino Johnson&Johnson. Per la Camera di Commercio Italo-Russa, presieduta da Vincenzo Trani, sarà possibile produrre grazie al supporto italiano, “10 milioni di dosi entro la fine dell’anno”. “Un accordo storico”, lo ha definito Trani, il quale sottolinea come “le imprese italiane sanno vedere oltre le polemiche politiche”.

“Roulette russa”

Le polemiche non sono mancate innanzitutto in Europa, dove l’Agenzia dei medicinali già nei giorni scorsi aveva definito il vaccino del Cremlino “una roulette russa”. In queste ore, la responsabilità dell’affermazione è stata circoscritta alla funzionaria dell’Ema Christa Wirthumer-Hoche, mentre in un comunicato ufficiale l’ente regolatore europeo ha fatto sapere di stare ancora valutando l’aderenza dell’antidoto agli standard di sicurezza Ue.

La risposta italiana

Intanto in Italia il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel corso della conferenza stampa di oggi, si è detto favorevole all’impiego di tutte le risorse immediatamente disponibili per la lotta al Covid, compresi i vaccini ancora fuori dai radar dell’Ema come Johnson & Johnson, Sputnik e anche Novavax. Zaia ha anche proposto l’utilizzo immediato di vaccini già autorizzati dalla Fda statunitense: “Io credo che non ci sia mai stato un vaccino validato prima dalla Fda che poi non sia stato validato da Ema e Aifa”.
Anche il collega leghista Attilio Fontana, alla guida della Lombardia, dopo aver sottolineato per le vie ufficiali l’estraneità della Regione all’intesa tra l’Adienne Pharma&Biotech e il fondo governativo russo, ha definito l’accordo una “buona notizia”.
Alla tiepida apertura delle Regioni italiane segue il glaciale comunicato della Commissione europea che attraverso i suoi portavoce fa sapere che “Attualmente non sono in corso colloqui per integrare lo Sputnik V nella strategia Ue sui vaccini”. In altre parole, anche se l’Aifa dovesse concedere l’immissione in commercio dell’antidoto russo per un “uso d’emergenza”, le responsabilità spetterebbero allo Stato italiano e non all’azienda, come avviene invece per i vaccini che ottengono l’autorizzazione dell’Ema. Una eventualità simile a quanto è accaduto in Ungheria all’inizio di febbraio, quando l’agenzia nazionale dei farmaci ha dato l’ok alla somministrazione di Sputnik V senza attendere la risposta europea, accollandosi ogni responsabilità al di fuori della famiglia comunitaria.

Il vaccino politico

“Siamo sempre stati contrari a politicizzare in qualsiasi modo il vaccino”, fa sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. In realtà, in epoca Covid appare evidente come la spartizione del mondo in sfere d’influenza stia avvenendo soprattutto attraverso il piano di distribuzione dei vaccini. Il governo di Putin, similmente a Cina, Cuba e Stati Uniti, infatti, sta lavorando ad almeno altri 20 progetti di collaborazione nel Vecchio Continente. In questo contesto, un paese come l’Italia, mancando ancora di un vaccino autoctono, si presta ad essere il grimaldello in Europa di tutte le grandi potenze, statali e non.