“C’è una maggiore consapevolezza dell’importanza della scienza” ha dichiarato Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, nella tappa di “InnovationDays”, iniziativa organizzata da Il Sole 24 Ore e Confindustria, dedicato alla Toscana e alle sue imprese. Nel suo discorso l’ex ministro non parla solo di un dato statistico, di una parte percentuale, più o meno alta, della popolazione, ma si riferisce anche – e soprattutto – a una consapevolezza che era da svilupparsi in seno alle istituzioni. Carrozza ha sottolineato che “i vaccini sono nati dove 10 anni fa si è investito nelle start up, in campo biotecnologico, biotech, biologia molecolare”. Non dunque una consapevolezza, quella che si augura abbiano raggiunto le istituzioni, meramente dell’animo, ma una fiducia che si traduca in spinte, in aiuti economici a favore di quelle imprese, piccole e medie, che operano in campi strategici della ricerca che si sono dimostrati vitali.
Teme, la presidente, che per queste imprese sarà arduo restare nel Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e parla di un Cnr schierato in prima linea: “Per quanto riguarda il Cnr, stiamo cercando di organizzarci per rispondere a livello locale, ho cercato di diffondere l’idea che dobbiamo essere in collegamento con le associazioni locali delle imprese, le amministrazioni locali, le scuole, le università, i centri di ricerca, le piccole e medie imprese soprattutto, che avranno più bisogno perché per loro sarà veramente una grande sfida rimanere in questo Pnrr, molto più di quanto non sia per le grandi corporate. Dobbiamo essere presenti sul territorio perché senza questa presenza non si può attuare il Pnrr”. E, proprio riferendosi ai fondi europei, cita la situazione che ci viene prospettata dai dati invalsi, una situazione che vede il 30% degli studenti che escono dalle scuole secondarie di secondo grado non avere competenze sufficienti in matematica e italiano. A questa classe di giovani Carrozza vuole inviare un messaggio: “Stiamo stipulando un contratto con l’Unione Europea, un contratto che stabilisce un prestito, una fiducia in noi, il Pnrr e tutto quello che comporta. Dobbiamo prendere questo contratto, appropriarci di questi finanziamenti, ma nel senso positivo del termine, saperli usare, dobbiamo avere le competenze per farlo. Questo è il messaggio da dare ai giovani”.
L’Italia deve ripartire da persone qualificate, deve essere capace non di stanziare ingenti somme, ma di investire dove serve e utilizzare quelle risorse che ci sono e che sono pronte per aiutare: “Abbiamo 8700 persone qualificate, spesso con un dottorato di ricerca o un master in tutti i campi strategici da quello ambientale alla transizione ecologica, sullo spazio, sul biomedicale. Questo grande serbatoio di competenze è a disposizione del paese per attuare il Pnrr”. A conclusione del suo intervento, la presidente Carrozza parla dell’organizzazione del Cnr, sostenendo di aver trovato un ente privo di un apparato organizzativo adeguato allo scopo di “catturare e attrarre fondi” e ne fa risalire le cause, da un lato allo statuto della pubblica amministrazione, dall’altro al sottofinanziamento, “che oggi sta diventando un po’ critico”, secondo quanto dichiarato. “Io non voglio più di quello che noi meritiamo – così conclude il suo intervento la presidente del Cnr, Carrozza – però voglio quanto ci meritiamo, per poter avere un bilancio che sta in piedi normalmente e questo lo chiederò al Parlamento e al Governo mostrando i conti del Cnr nei più minimi dettagli”.