Diabete di tipo 1: trapianto di isole pancreatiche incapsulate al Niguarda

Capsule bio-ingegnerizzate come gusci protettivi per eliminare la terapia immuno-soppressiva e allargare la platea dei pazienti trapiantabili

L’ospedale Niguarda di Milano sperimenta per la prima volta in Italia una nuova frontiera del trapianto di isole pancreatiche nel diabete di tipo 1. L’intervento utilizzerà cellule fabbrica-insulina avvolte in capsule bioingegnerizzate, che funzioneranno come gusci protettivi eliminando la necessità di terapia antirigetto. Una metodica che promette di allargare la platea dei pazienti trapiantabili. Il progetto di ricerca – supportato dalla Fondazione italiana diabete (Fid) Onlus e condotto in collaborazione con l’università di Perugia e il Diabetes Research Institute (Dri) di Miami – è stato presentato in vista del Congresso Amd (Associazione medici diabetologi) dedicato al diabete 1, in programma il 18 e il 19 giugno. Già autorizzato nel 2020 e rimandato causa pandemia, ora è stato attivato e avrà una durata di 2 anni. Il diabete di tipo 1, che rappresenta il 5% dei casi complessivi di diabete – ricorda una nota – è una malattia autoimmune che colpisce nel 50% dei casi durante l’infanzia e l’adolescenza. Se non trattato porta alla morte, e se trattato male può causare molte complicazioni gravi sia acute sia croniche. La patologia richiede un trattamento insulinico immediato e intensivo, e un frequente monitoraggio dei valori glicemici. Il trapianto di pancreas e quello meno invasivo di isole pancreatiche – procedura che in Italia viene effettuata soltanto in due centri fra cui Niguarda (100 interventi ad oggi) – sono potenzialmente in grado di risolvere per molti anni il diabete 1, eliminando o riducendo l’insulino-dipendenza e allontanando o facendo regredire le complicanze. Purtroppo, però, a causa dell’utilizzo di farmaci immunosoppressori e degli effetti collaterali associati, il ricorso a questi trapianti è limitato ai casi nei quali sono già presenti complicanze gravi o a quelli in cui la terapia insulinica non permette di controllare la malattia. La nuova sperimentazione punta dunque a estendere l’intervento a un numero maggiore di pazienti.