Covid: Tocilizumab e Sarilumab funzionano

I risultati dello studio randomizzato Remap-Cap

Due nuovi medicinali con marcati effetti nell’aumentare la speranza di vita di chi soffre di conseguenze gravi da Covid-19 sono stati scoperti da alcuni ricercatori nello studio REMAP-CAP condotto in sei diversi Paesi, incluso il Regno Unito dove è stato testato su 800 pazienti in terapia intensiva.

I due medicinali anti-infiammatori, Tocilizumab e Sarilumab, somministrati per via endovenosa, sono in grado di salvare una vita per ogni dodici pazienti trattati, secondo i ricercatori che hanno testato la loro efficacia, e sono già entrambi disponibili sul mercato britannico e di molti Paesi europei, rendendo potenzialmente il loro utilizzo immediato. Il governo britannico, secondo quanto riporta la Bbc, starebbe “lavorando a stretto contatto con le case farmaceutiche produttrici” dei due farmaci per assicurarsi che i due farmaci siano ampiamente disponibili nelle settimane e nei mesi a venire. Il trattamento con questi due farmaci, secondo quanto scoperto dai ricercatori, permetterebbe non solo di salvare un importante numero di vite di persone in condizioni critiche, ma aiuterebbe anche a ridurre i tempi di degenza in terapia intensiva di circa una settimana. Gli effetti di questi due medicinali si sommerebbero a quelli del Desametasone, farmaco steroideo relativamente economico e già utilizzato per ridurre i tempi di degenza e la speranza di vita dei pazienti gravi. I due medicinali non sarebbero particolarmente economici (dalle 800 alle 1100 euro a paziente), ma il vantaggio nella loro utilizzazione sarebbe evidente data la loro proprietà di accorciare i tempi di degenza in terapia intensiva, dove un singolo giorno di ricovero arriva a costare fino a 2000 euro per il sistema sanitario.

In merito all’impatto che questa scoperta può avere sulla capacità di risposta inglese al virus, il segretario di Stato per la Salute e gli Affari sociali Matt Hancock ha dichiarato: “Il Regno Unito ha dimostrato più volte di essere in prima linea nell’identificazione e nella fornitura dei trattamenti più promettenti e innovativi per i suoi pazienti”. “I risultati di oggi – sottolinea Hancock – sono un altro sviluppo fondamentale nella ricerca di una via d’uscita da questa pandemia e, se aggiunti all’armeria di vaccini e trattamenti già in fase di lancio, giocheranno un ruolo significativo nella sconfitta di questo virus”.

I risultati dello studio

I farmaci antinfiammatori, somministrati tramite flebo, salvano una vita in più per ogni 12 trattati, affermano i ricercatori che hanno effettuato una sperimentazione nelle unità di terapia intensiva del NHS (il sistema sanitario britannico). Il ricercatore capo Anthony Gordon, dell’Imperial College di Londra, in merito ha dichiarato: “Per ogni 12 pazienti trattati con questi farmaci, ci si aspetterebbe di salvare una vita. È un grande effetto”.

Tra i risultati più interessanti c’è la percentuale di pazienti in terapia intensiva sopravvissuti dopo la somministrazione dei farmaci. Quasi il 36% dei pazienti che ricevevano cure standard, infatti, è morto, mentre il 27% dei pazienti trattati con Tocilizumab o Sarilumab entro 24 ore dall’ingresso in terapia intensiva, hanno avuto prognosi favorevole.

Tocilizumab e Sarilumab sono già stati aggiunti all’elenco delle restrizioni all’esportazione del governo britannico, che vieta alle aziende di acquistare medicinali destinati ai pazienti del Regno Unito e di venderli a un prezzo più alto in un altro Paese.

La situazione italiana

Lo studio di Remap-Cap smentisce quindi l’Aifa che a giugno di quest’anno ha escluso eventuali benefici del trattamento con il Tocilizumab per i pazienti Covid? Non proprio. L’Agenzia italiana del farmaco aveva chiarito che nello studio randomizzato promosso dall’Azienda Unità Sanitaria Locale-IRCCS di Reggio Emilia per valutare l’efficacia dell’anticorpo monoclonale, il Tocilizumab era stato somministrato ai pazienti in fase precoce. Nel corso dello studio – condotto su un terzo della casistica inizialmente prevista – è emerso che Tocilizumab un beneficio quasi nullo nei pazienti Covid in termini di aggravamento, cioè di ingresso in terapia intensiva. Una doccia fredda per il team dell’Ospedale Cotugno di Napoli, guidato dal professore Paolo Ascierto, che solo pochi mesi prima del comunicato dell’Aifa aveva investito e promosso fortemente l’uso del farmaco.

In merito, in un’intervista rilasciata all’Agenzia Nova a marzo del 2020, il professore Vincenzo Montesarchio, direttore della Uoc di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, aveva spiegato che il Tocilizumab non agisce direttamente sul virus, ma sulla polmonite interstiziale da esso causata, attenuandola o addirittura “eliminandola”. Secondo il collaboratore del professore Paolo Ascierto, il farmaco anti-artrite reumatoide avrebbe effetto sulla cascata infiammatoria a livello polmonare, andando a incidere sulla sindrome da rilascio citochimica dopo trattamento con le cellule CAR-T.

Le conclusioni degli studi randomizzati dell’IRCCS di Reggio Emilia e di Remap-Cap non andrebbero quindi in conflitto ma, insieme, aiuterebbero a chiarire le esatte modalità d’impiego del farmaco.

Per fare ulteriore chiarezza sull’uso e gli effettivi benefici del Tocilizumab, così come del Sarilumab, si dovrà attendere la peer review dello studio randomizzato condotto da Remap-Cap.